Villa Argentina è un esempio del linguaggio modernista che si espresse in Europa all'inizio del '900. In quell'epoca Viareggio si trasformò in una città balneare ed ospitava un turismo internazionale d'élite, che affiancava la nobiltà lucchese che abitualmente dimorava a Viareggio nella stagione estiva.
Per la sua architettura ed i suoi manufatti decorativi, può essere considerata l'espressione più significativa del linguaggio modernista non solo viareggino ma dell'intera Versilia.
Non è possibile datare con precisione il primo progetto di edificazione della Villa che si può comunque collocare fra il 1920 ed il 1924, quando la sua proprietaria Francesca Racca Oytana presentò una richiesta inerente alla costruzione di un piccolo fabbricato distribuito su due piani da adibirsi a garage e stanze di servizio della sua villa situata tra via Fratti e via Vespucci.
Nel 1926 la proprietaria acquistò il terreno limitrofo che separava l’immobile dalla pineta per evitare la costruzione di un edificio ad uso residenziale e commerciale che avrebbe relegato la villa in uno spazio angusto. L’Ingegner Alessandro Lippi, ben introdotto presso l’elegante società cosmopolita che popola Viareggio, presentò un progetto che prevedeva un notevole ampliamento della residenza che in questa occasione venne citata come “Villa Argentina”, nome dovuto alla terra da cui proveniva la signora Racca Oytana, che proprio in quegli anni fece piantare nel piccolo giardino di impronta esotica le Erytrine - Crista-Galli, piante di origine sud-americana, il cui fiore di color rosso corallo è il simbolo dell’Argentina.
Sempre nel 1926 venne collocato sulle facciate il vasto apparato ornamentale in piastrelle ceramiche progettato da Galileo Chini che conferisce alla residenza una estrema originalità compositiva di matrice modernista, in alternativa a quella prevista nel primo progetto, impostata sulla gerarchia degli ordini.
In questo apparato, si ritrovano suggestioni che vanno da Klimt al Rinascimento fiorentino, per riallacciarsi all’Art Nouveau ed al Liberty.
Nel 1939 furono apportate nuove, sostanziali modifiche all’edificio, su richiesta della baronessa Josefina Racca Arborio Mella di Sant’Elia, figlia di Francesca Racca Oytana, su progetto dell’Ing. Salvatore Sala: l’immobile venne ampliato sul lato nord, rispetto all’ala precedentemente progettata da Alessandro Lippi e venne costruita la torretta.
Nel frattempo venne completata la grande Sala al piano terra con i soffitti e le pareti interamente decorate con stucchi dorati in mecca d’argento che si specchiano nel lucente pavimento in marmo nero del Belgio; nel 1930 Giuseppe Biasi, artista sardo di fama internazionale, su commissione dei conti di Sant’Elia, dipinse le tele raffiguranti il Matrimonio persiano, le Suonatrici e il Paesaggio Esotico. La sala venne collegata con un cancellino scorrevole alla galleria ottenuta con la chiusura del portico mediante l’apposizione di finestre e di portefinestre centinate.
Nel 1940 continuarono i lavori: vennero modificati, al piano terra, la scala principale e l’accesso verso il muro di fondo rese indispensabile la collocazione della grande specchiera a fini prospettici. Venne prolungata la ringhiera in ferro argentato fino al secondo piano.
Al piano terra si ricavarono anche una nuova sala da pranzo, una seconda cucina e un office.
Sempre nel 1940 furono anche presentate istanze, su progetto del Geometra Bonuccelli, per la realizzazione di una piccola porta ed uno stretto corridoio di servizio - che collegavano le cucine e Via Fratti, disimpegnando la sala da pranzo - e per l’apposizione di una ringhiera in muratura alla torretta uguale a quella della terrazza e per la realizzazione di un lucernario a copertura del cavedio esistente.
Negli anni ’50 i proprietari decisero di non utilizzare più la proprietà a causa di una massiccia costruzione compiuta immediatamente a ridosso del lato est.
La Villa venne trasformata in una pensione che, nonostante gli obbligatori adeguamenti, non perse lo charme che le era proprio. Negli anni ’80 purtroppo l’immobile venne chiuso, subendo i segni dell’abbandono fino ad uno stato di degrado che sembrava senza ritorno.
La Provincia di Lucca nel febbraio 2001 dispose l’acquisto di Villa Argentina da Carlo Bolla, erede e proprietario dell’edificio, per l’importo di 3 miliardi e 400 milioni di lire, a cui si aggiunsero 100 milioni per l’acquisto dei sette dipinti di Giuseppe Biasi.
All'acquisto seguirono le fasi di restauro.
E’ proprio l’Amministrazione Provinciale di Lucca a terminare i lavori e inaugurare la Villa nel novembre 2014, richiamando un folla inaspettata e stupita dalla ritrovata bellezza di questo simbolo di arte e cultura che dall’inaugurazione si sta affermando sempre più come centro culturale di riferimento per il territorio.